REPRESSIONE O PREVENZIONE ? RIFLESSIONI A MARGINE DEL CONVEGNO : “ ALLARME ALCOL ADOLESCENTI “.
Il convegno “ A.A.A. – Allarme Alcol Adolescenti “ ( relatori: Bartoletti, Deambrogio, Prosa, Vecchi, Gianella ) organizzato dall’ associazione ‘ Pandora’ ( Presidente Annalisa Rizzo, cofondatore Roberto Bellini )e tenutosi venerdì 28 marzo presso l’ Hotel Candiani, ha fatto emergere dati molto sorprendenti innescando interesse e dibattito. I dati forniti sul fenomeno sono nazionali ma la realtà locale non è molto difforme. Sono più di 8 milioni gli italiani a rischio per il consumo eccessivo di alcol, e quasi 4 milioni quelli che si ubriacano con un picco intorno ai 18-24 anni. Ma ci si ubriaca purtroppo anche prima, con prevalenze rilevate nelle età fra gli 11 e i 17 anni ( Osservatorio nazionale alcol dell’ Istituto Superiore di Sanità e indagini nella nostra città ) . Gli ultimi anni hanno visto fra i giovani uno sviluppo imponente del fenomeno del consumo eccessivo di alcol; sono quasi mezzo milione i giovani a rischio al di sotto dei 16 anni ( il 64% ovvero più della metà : sono giovani che per l’età non dovrebbero ricevere bevande alcoliche né in famiglia né nei luoghi di aggregazione) ; ed è aumentata ( quasi triplicata negli ultimi 15 anni ) la percentuale di ragazze fra gli 11 e i 17 anni che consumano alcol. Perché fra i giovani c’è sempre più voglia di ubriacarsi ? Hanno provato a spiegarlo i relatori. Il modello a livello globale ( e Casale purtroppo non si discosta ) è quello dello sballo e del ‘bringe drinking’ ( l’ abbuffata alcolica fuori pasto ). L’alcol rappresenta per i ragazzi uno strumento di trasgressione: è facilissimo reperirlo, non è illegale, è socialmente accettato, è di moda ( nei social network addirittura si organizzano allucinanti gare al consumo estremo ) . “ Lo fanno tutti ! “ è stata infatti la disarmante risposta data da tante ragazzine al giovane Samuele Bosco che ha portato la sua testimonianza al convegno. Ma cosa si può fare ? Anche a questa domanda hanno provato a rispondere i relatori, aiutati da un vivace e stimolante dibattito che ha permesso di delineare – come in altri casi di non corretti ‘stili’ di vita- soluzioni al bivio fra azioni repressive e azioni di tipo educativo/preventivo. A favore della prima soluzione ( maggiore repressione ) vi è la considerazione del doppio primato negativo dell’ Italia in Europa: il più precoce approccio minorile al bere ( 11 anni ) e una scarsa applicazione delle leggi che regolamentano l’accesso all’alcol. E’ stato ricordato molto efficacemente : si tratta di una questione di scelta politica; nella maggior parte degli Stati europei l’approccio è molto più severo del nostro ma certamente non si può pensare di piazzare un poliziotto dietro ogni bancone di bar o di discoteca! Autorevoli esperti italiani del fenomeno insistono peraltro sulla necessità di introdurre nuove norme legislative armonizzate con quelle europee ( p.es. 18 anni quale età minima legale per il consumo di alcol – in Italia è consentita la somministrazione di alcol nei pubblici esercizi da 16 anni in su – ; divieto agli adulti di acquistare e cedere alcol ai minorenni; rigorosa regolamentazione della pubblicità e della commercializzazione). L’altra soluzione ( più azioni di prevenzione, ovviamente senza abbassare la guardia sui controlli ) ha trovato fra i relatori una maggiore sintonia. Il modello proposto è quello della ‘rete’, attraverso il coinvolgimento di tutti i decisori e i soggetti interessati. In tal senso è apparso molto suggestivo il termine usato dal dirigente del Commissariato locale di P.S. : creare i “Presidi per la Sicurezza’ attraverso i quali tutti i soggetti con specifiche responsabilità ( dall’Ente Locale alle Forze dell’ Ordine , Scuola, Famiglie, Sanità, Associazioni, fino agli stessi ragazzi ) possano svolgere in modo coordinato ed efficace azioni di educazione e di sensibilizzazione. E allora mi chiedo : se la nostra città è riuscita a sviluppare tramite alleanze fra Istituzioni Pubbliche e Associazioni dei cittadini importantissime iniziative in campo ambientale e sanitario ( la lotta per la bonifica dell’amianto : Comune e ‘Afeva’ soprattutto ) e in campo sociale ( la lotta contro le macchinette ‘mangia-soldi’ : Comune e ‘Libera’), perchè non può riuscire a sviluppare un progetto d’avanguardia anche nei riguardi del drammatico fenomeno dell’abuso dell’alcol da parte dei minorenni? In tale progetto potrebbero essere coinvolti, oltre tutti i soggetti già citati, altri soggetti fondamentali per la loro specifica responsabilità quali i gestori dei pubblici locali, e soggetti altrettanto utili per svolgere attività culturali e di educazione al corretto consumo ( penso p.es. alla Lega Italiana contro i tumori, a Slow Food e – perchè no ? – a qualche ‘illuminato’ produttore di vino con la voglia di promuovere innovative attività educative e ‘agro-sociali ‘ ). Ma non c’è tempo da perdere: l’alcol è la prima causa di morte tra i ragazzi in Italia agendo come fattore principale di rischio negli incidenti stradali.
Corrado Rendo
Dirigente medico ASL-AL, moderatore del convegno